Pixel e desiderio

Era il 2001, e l’aria sapeva di futuro: la bolla Internet non era ancora esplosa del tutto, le aziende si contendevano partnership tecnologiche, e ogni progetto sembrava possibile.
Nelle radio d’aeroporto suonavano “Can’t Get You Out of My Head” di Kylie Minogue e “Drops of Jupiter” dei Train— melodie leggere ma già intrise di quella nostalgia digitale che stava per arrivare.

Quando la rete imparò a parlare: Omnitel 2000

Già qualche anno prima avevo intuito che da Nord si stava muovendo qualcosa.
Durante alcuni viaggi in Finlandia, terra di laghi, silenzi e luce rarefatta, avevo percepito che lì si stava scrivendo il futuro.
Nel 1991, proprio in Finlandia, era nata la prima rete GSM al mondo — una rivoluzione silenziosa che avrebbe trasformato per sempre la comunicazione.

Dal cavo al cielo – Il progetto Iridium

Nel 1997 il mondo delle telecomunicazioni viveva una trasformazione silenziosa ma profonda.
Mentre i consorzi che per decenni avevano posato cavi sotto l’Atlantico e il Pacifico cominciavano ad affacciarsi alle comunicazioni mobili, l’Europa correva sul tracciato del GSM, nato nel 1991 e ormai pronto a conquistare il mondo.
Negli Stati Uniti, invece, la mappa era più frammentata: TDMA, CDMA, AMPS — sigle che convivevano in una giungla di incompatibilità.

Dal laboratorio al palcoscenico

Io arrivavo da un lungo periodo di Ricerca & Sviluppo, ma quel mondo stava cambiando.
Le stanze dei laboratori si svuotavano, mentre nascevano i servizi professionali, i reparti di consulenza e di supporto tecnico. Non contava più solo saper programmare e configurare: bisognava saper tradurre la tecnologia in valore umano.

Le comunità dell’ingegno: dall’IETF ad AICA e i2u

Ci sono viaggi che non si fanno da soli.
Ci sono tappe in cui la tecnologia non basta – serve la comunità, la passione condivisa, la voglia di costruire insieme.
Fu questo lo spirito che mi accompagnò, a metà degli anni Novanta, quando da Cupertino a Milano cominciai a comprendere che dietro ogni grande innovazione c’è sempre un gruppo di persone che decide di mettersi in rete, prima ancora dei computer.

Desert Lights: il mio primo COMDEX

A metà degli anni Novanta, nel Centro di Ricerca Bull di Pregnana Milanese, si viveva un’energia particolare.
Lì non si scriveva soltanto software: si costruivano macchine, si disegnavano schede, si testavano architetture, si ragionava sul futuro dell’informatica europea.
Io stesso, dopo anni passati nel codice, mi ritrovai sempre più immerso nel mondo dell’hardware, nel cuore fisico delle macchine.

Pregnana – Dove anche il silicio aveva un’anima

Negli anni Cinquanta, Pisa era un luogo di convergenza fra scienza e filosofia, dove si avvertiva l’eredità del pensiero galileiano e la libertà accademica della Scuola Normale e dell’Università.

Fu qui che Enrico Fermi, interpellato nel 1954 sullo sviluppo scientifico della Toscana, suggerì di realizzare una Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP), una macchina destinata ad applicazioni tecnico-scientifiche.

Smarcamento lento

Alla fine dell’università si apriva, almeno in teoria, un ventaglio di possibilità: quei dodici mesi obbligatori della Leva potevano essere spesi nel servizio civile, in qualche ente assistenziale o culturale, oppure, per i più audaci, nei corpi speciali. Una decisione che poteva segnare il carattere e l’esperienza di un’intera generazione.

Il trampolino di Pisa

Gli anni tra il 1982 e il 1988, prima della laurea, furono per me un periodo di straordinario fermento. Pisa, con i suoi laboratori universitari, era diventata una seconda casa: un luogo di studio, certo, ma anche di sperimentazione, di incontri e di prime esperienze professionali. Fu lì che iniziai a lavorare ai programmi europei Eureka ed Esprit, progetti che aprivano collaborazioni fra università e industria su tecnologie che allora avevano il sapore del futuro.