
A metà degli anni Novanta, nel Centro di Ricerca Bull di Pregnana Milanese, si viveva un’energia particolare.
Lì non si scriveva soltanto software: si costruivano macchine, si disegnavano schede, si testavano architetture, si ragionava sul futuro dell’informatica europea.
Io stesso, dopo anni passati nel codice, mi ritrovai sempre più immerso nel mondo dell’hardware, nel cuore fisico delle macchine.
Bull era al centro dell’alleanza IBM–Motorola–Apple, nata per dare vita al PowerPC, un processore RISC capace di competere con i colossi Intel.
Apple, che già con i Motorola 68000 aveva abbracciato la filosofia del RISC, vedeva in quella collaborazione un’occasione per rinascere.
Per noi a Pregnana era una sfida culturale prima ancora che tecnica: costruire un ponte tra l’Europa e la Silicon Valley, tra l’ingegno e la visione.
Nel campus di Pregnana, si lavorava fianco a fianco con IBM su progetti concreti: la linea di server Escala, basata sul PowerPC 601, con sistema operativo AIX.
Ogni giorno era una combinazione di logica e intuizione: compilazioni incrociate, misure di performance, debug su sistemi multiprocessore.
Si respirava collaborazione, ma anche idealismo — la sensazione che da lì, da un laboratorio alle porte di Milano, potesse partire un contributo reale all’evoluzione dell’informatica mondiale.
E nelle radio del laboratorio, tra una sessione di test e l’altra, si sentivano i brani che segnavano l’epoca: “One of Us” di Joan Osborne, “Wonderwall” degli Oasis, “Gangsta’s Paradise” di Coolio.
Era l’Europa che guardava all’America, ma con la sua voce, i suoi sogni, la sua ironia.
Quando mi proposero di aiutare a rappresentare Bull e IBM al COMDEX di Las Vegas, sapevo che sarebbe stato un passaggio importante.
Ma il viaggio prese subito una piega più personale: scrivendo per le riviste Jackson (MCmicrocomputer, Informatica Oggi, …), mi chiesero di raccontare l’evento anche come giornalista, per portare ai lettori italiani il battito reale dell’innovazione.
Partii da Milano verso New York, dove mi attendevano i miei parenti … Erano italo-americani che un tempo vivevano a Yonkers, appena oltre il bosco del Bronx, ma che da qualche anno si erano spostati ad Accord (NY), una cittadina tranquilla sopra l’Hudson.
Mi vennero a prendere a Newark e mi accolsero con l’affetto di chi rivede un legame antico: «Il cugino dall’Italia!», dicevano con un orgoglio che mi commuoveva.
Trascorsi con loro un pomeriggio che per me, col fuso addosso, era notte fonda.
Mi raccontarono la loro America, io parlai di Pregnana, del PowerPC, di Apple e IBM.
La sera mi riaccompagnarono a La Guardia, e ripartii per Las Vegas.
Nel taxi per l’aeroporto, la radio trasmetteva “Kiss from a Rose” di Seal, e quella voce sembrava descrivere perfettamente la sensazione del momento — tra nostalgia e attesa, tra scienza e sogno.
Atterrai a Las Vegas a notte fonda.
Era novembre, ma il caldo era ancora incredibile, quasi desertico.
Appena uscito dall’aeroporto, fui investito da un vortice di luci, suoni e odori: il neon dei casinò, i condizionatori, i taxi color crema, la musica che arrivava da ogni direzione — “Don’t Speak” dei No Doubt, “You Oughta Know” di Alanis Morissette, “Lightning Crashes” dei Live.
Gli alberghi erano enormi, scenografici: piramidi di vetro, castelli medievali, finte gondole veneziane che scorrevano tra luci blu e insegne lampeggianti.
Nelle cabine telefoniche — e ce n’erano ovunque — si accumulavano volantini di donne, con fotografie, numeri di telefono e promesse di “compagnia” per la notte.
Era la Las Vegas cruda e spettacolare, metà fiera della tecnologia e metà teatro dell’eccesso.
Un contrasto potente, difficile da dimenticare.
Dormii appena due ore.
Alle 7:00 ero già al Convention Center a montare lo stand IBM–Bull, mentre il sole filtrava tra i vetri e il deserto si svegliava.
Alle 8:00, la presentazione iniziò.
Davanti a noi giornalisti, tecnici, ricercatori, venture capitalist.
Parlammo del PowerPC 601, dei test multiprocessore, della filosofia RISC e delle nuove frontiere del calcolo distribuito.
Mostrammo i sistemi Escala, orgoglio europeo in mezzo ai giganti americani.
Nei momenti liberi prendevo appunti per gli articoli: l’anteprima di Windows 95, la folla allo stand Netscape, i primi prototipi Java, il rumore costante dei ventilatori delle workstation.
L’aria era elettrica, letteralmente carica di futuro.
E io mi sentivo, per la prima volta, al centro del mondo.
Quel viaggio fu un battesimo americano.
Avevo attraversato oceani, deserti e fusi orari, dormito pochissimo, ma sentivo che tutto ciò aveva un senso.
Pregnana e Accord, Bull e IBM, software e hardware, Italia e Stati Uniti: erano mondi diversi ma connessi, come due parti dello stesso circuito.
I miei parenti non riuscivano a crederci: “Francesco a Las Vegas, con IBM!”.
Io guardavo le luci riflesse sulle vetrate del Convention Center e pensavo che sì, forse avevamo davvero lasciato un piccolo segno.
Il PowerPC 601 non era solo una CPU, ma una metafora di collaborazione, di fiducia, di intelligenza collettiva.
E quella Las Vegas, fatta di luci, calore, musica e fatica, sarebbe rimasta per sempre come la prima tappa del mio viaggio nel mondo della tecnologia globale.
Qualche nota tecnica
Il PowerPC 601
- Anno di lancio: 1993
- Architettura: RISC a 32 bit
- Clock: da 50 a 100 MHz
- Pipeline: a 3 stadi, con esecuzione super-scalar (fino a 3 istruzioni per ciclo)
- Cache: 32 KB unificata (istruzioni + dati)
- FPU (Floating Point Unit): integrata
- Bus di sistema: 64 bit, fino a 100 MHz
- Consumo energetico: inferiore ai coevi Intel Pentium (grazie alla semplificazione RISC)
- Prestazioni: comparabili a un Pentium 90 MHz su carichi integer, superiori in floating point e calcolo scientifico.
Le workstation e server Bull Escala (serie E30 / E40 / E50):
- Basate su PowerPC 601 (poi 604 e 604e).
- Sistema operativo AIX 4.1 (UNIX IBM).
- Supporto multiprocessore SMP.
- Orientate ad applicazioni CAD/CAE, simulazioni scientifiche e ambiente universitario-industriale.
- Compatibili con l’architettura PReP/CHRP, che mirava a unificare le piattaforme PowerPC (IBM, Bull, Apple, Motorola).
Nel 1995 il COMDEX segnò il culmine della spinta RISC, prima che la combinazione Intel + Microsoft (Wintel) tornasse a dominare il mercato desktop.
Il PowerPC sopravvisse a lungo nei server, nei sistemi embedded e perfino nelle console di gioco (Nintendo, PlayStation, Xbox), testimoniando la solidità di quella architettura.